Il dito e la luna
Tante volte nella nostra vita ci capita di guardare il ‘dito’ ma di non essere capaci di guardare ciò che il dito indica, cioè la ‘luna’. Ci fermiamo alle prime impressioni senza renderci conto che c’è di più, c’è qualcosa di più importante e significativo che darebbe senso anche alle realtà immediate che cogliamo.
In questo tempo di inizio dopo i mesi difficili che abbiamo passato siamo tentati di fermarci a considerare le difficoltà, a lasciarci bloccare dalle notizie dei numeri dei ‘contagi’, a preoccuparci di ciò che manca, di quello che non è stato fatto bene, e in maniera soddisfacente. E’ evidente che nessuno di noi dovrà essere superficiale o minimizzare le difficoltà che certo ci sono. Ma nessuno dovrà dimenticare che oltre al dito ci sta la luna.
E in questo tempo la ‘luna’ è la capacità di non perdere la speranza, di non perdere quel senso di comunità e di umanità che permetterebbe a tutti di superare le attuali difficoltà. La luna oggi è il recupero di quel senso di comunità che costruisce il bene comune, e quell’umanità che non ci fa dimenticare di che nella nostra società fa più fatica, di che è più piccolo, di chi è più povero.
Papa Francesco incontrando i rappresentanti delle diocesi e delle istituzioni della Lombardia il 26 giugno scorso disse: “si tratta di ripartire dalle innumerevoli testimonianze di amore generoso e gratuito che hanno lasciato un’impronta indelebile nelle coscienze e nel tessuto della società, insegnando quanto ci sia bisogno di vicinanza, di cura, di sacrificio per alimentare la fraternità e la convivenza civile”.
E il nostro Vescovo Mario commenta: “Abbiamo bisogno di sapienza, di quella sapienza pratica che orienta l’arte del vivere, di stare al mondo, di stare insieme, di interpretare il nostro tempo e compiere scelte sagge e promettenti”.
Scelte promettenti, scelte che dicano che la vita vale la pena di essere vissuto perché in essa c’è una promessa di bene e di felicità che ci fa vivere meglio insieme e non con l’illusione che basti salvare se stessi o tutt’al più il proprio gruppo o la propria corporazione o la propria parte per essere felici.
Don Maurizio