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Eremo delle carceri

La parola Carcere non vuol dire “prigione”: proviene dal latino “carcer”, che significa luogo appartato, solitario, quindi adatto alla vita di preghiera. Qui venivano Francesco, i suoi compagni e, dopo di loro, i frati per periodi limitati di preghiera. 

Il luogo consiste in un grande blocco roccioso, con grotte usate come celle per i singoli frati e un piccolo Oratorio centrale e visibile dove i fratelli confluivano per la preghiera comune, la Celebrazione Eucaristica, la condivisione dell’esperienza di Dio.

Quando Francesco giunse qui per la prima volta c’erano soltanto grotte naturali nel cuore della fitta boscaglia. Esse hanno imposto il loro gusto e lo stile architettonico alle costruzioni, rispettate con venerazione lungo i secoli.

Per uno stretto passaggio si scende alla grotta del Santo!

Davvero Francesco aveva posto il suo nido nella roccia e quasi imprigionato in questo incavo di pietra s’immergeva sempre più profondamente nella meditazione della passione del suo Signore e mentre le sue mani si aggrappavano alla roccia, si faceva più forte il ricordo della morte di Cristo.