Battezzati e inviati
“Una Chiesa in uscita fino agli estremi confini richiede conversione missionaria costante e permanente”. Lo ricorda Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata missionaria mondiale, che si celebra il 27 ottobre nell’ambito del mese promosso per riscoprire “il senso missionario della nostra adesione di fede a Gesù Cristo, fede gratuitamente ricevuta come dono nel Battesimo”. “Nessuno rimanga chiuso nel proprio io, nell’autoreferenzialità della propria appartenenza etnica e religiosa”, è l’invito del Pontefice che sottolinea la necessità di “una rinnovata Pentecoste” che “spalanca le porte della Chiesa affinché nessuna cultura rimanga chiusa in sé stessa e nessun popolo sia isolato ma aperto alla comunione universale della fede”.
Questo è il tema scelto da papa Francesco per il mese missionario straordinario, ottobre 2019, nell’anniversario della lettera apostolica di
papa Benedetto XV Maximum illud, 30 novembre 1919, per tornare con rinnovata attenzione sul tema della missionarietà all’interno della Chiesa. Si ha l’impressione che si ripetano formule senza più contenuto. Che la Chiesa sia per sua natura missionaria è una verità ineccepibile, ma il rischio è che rimanga generica ed inefficace.
‘Battezzati ed inviati’, è necessario far risuonare nel cuore queste parole, prima di buttarsi su iniziative o lamenti perché la maggior parte dei cristiani non sa più che farsene del battesimo. Forse
non hanno mai incontrato qualcuno che con passione abbia loro detto:
vieni e vedi. Aprire il nostro cuore alla gioia del Vangelo e alla possibilità che questo Vangelo doni freschezza alla nostra vita. Vieni anche tu a conoscere ciò che dona futuro e speranza alla mie esistenza. Ma è occasione perché anche la comunità cristiana si interroghi sulla sua capacità ‘missionaria’. Dice il nostro vescovo nella lettera pasto-
rale ‘La situazione è occasione’: “La vita della comunità cristiana è attraente perché alimenta, nell’ambiente in cui opera, il desiderio di avvicinarsi, di farne parte. La dinamica dell’attrattiva consiste nel vivere quella comunione per cui Gesù ha pregato nel momento estremo: prego perché tuI siano una cosa sola. La dinamica dell’attrattiva ha generato e genera molti percorsi: molti continuano ad essere attratti dalla comunità cristiana per i servizi che offre, per la generosa accoglienza, per il desiderio di portare a compimento i cammini di iniziazione cristiana, per vivere la celebrazione del matrimonio, per l’estremo saluto ai defunti. La domanda che non si può evitare è se siamo capaci di comunicare le ragioni profonde del nostro servire e, in sostanza, l’attrattiva di Gesù a questa folla che cerca la parrocchia, la comunità cristiana e i suoi servizi”. E,
nelle proposte concrete suggerisce alcuni spunti che nella nostra comunità sonno già in atto. Forse non sufficientemente valorizzati ma occasione di crescere personalmente e come parrocchia nella attenzione missionaria. Innanzitutto la possibilità di dedicare un certo tempo ad incontrare e collaborare con altre Chiese sia nella forma di brevi viaggi ed esperienze, sia nell’ascolto di missionari, sia nel sostegno all’impegno del ‘gruppo missionario’. C’è infine un altro aspetto che mi preme sottolineare e lo faccio prendendo a prestito le parole del vescovo nella citata lettera pastorale. “quello che succede sulla terra ci è raccontato spesso da agenzie di informazioni che selezionano le notizie a servizio di interessi, ideologie, mercati più che
sevizio del bene comune. E’ necessario che noi integriamo le notizie che riceviamo con il punto di vista di che osserva la vita degli altri paesi con lo sguardo missionario, con la passione del Vangelo.” E’ la preoccupazione culturale che è dimensione essenziale e quasi sempre mancante nelle nostro operare. Lo ripeto: che questo mese ci aiuti a rivivere il fuoco della nostra fede.
Don Maurizio